WHO WANTS TO LIVE FOREVER: LO STUDIO DELLA BIOLOGIA DELL'INVECCHIAMENTO PER POTERLO UN GIORNO FERMARE  

Lo studio dell'invecchiamento per poterlo un giorno fermare 

Date: Lunedì (7 Ottobre, 11 novembre, 9 Dicembre )2024 

WHO WANTS TO LIVE FOREVER: LO STUDIO DELL'INVECCHIAMNETO PER POTERLO UN GIORNO FERMARE

Costo:    non soci C.A.M.I.G. ->  € 100,00 (per tutti e tre gli incontri)     • soci C.A.M.I.G  ->  Gratuito

Programma:       
Location live webinar
Orario: 21:15

Relatori:   Prof. Ferdinando Terranova
Abstract:   Nelle popolazioni dei paesi occidentali l’effetto combinato dell’aumentata aspettativa di vita e del calo della
     natalità ha causato una forte crescita della quota dei soggetti anziani, spesso affetti da patologie croniche
      invalidanti che la moderna medicina è in grado, in qualche modo, di curare ma non di guarire totalmente.
      I conseguenti gravi problemi di ordine economico e assistenziale inducono a cercare cure sempre più
      sofisticate (e costose) contro le malattie età-correlate, ma essendo queste una diretta conseguenza del
      decadimento senile, si comincia a pensare che le nuove terapie andrebbero, piuttosto, essere finalizzate al
      tentativo di arrestare, o almeno di rallentare, il processo di invecchiamento.
      Proprio in tale direzione, anche sulla spinta degli sbalorditivi successi registrati, negli ultimi anni, dalla
      gerontologia sperimentale, stanno alacremente lavorando decine di start-up biotecnologiche, tra cui
      diverse grandi realtà private finanziate, con miliardi di dollari, da alcuni tra gli uomini più ricchi del pianeta.
      Nei prossimi appuntamenti del 9 ottobre, dell’11 novembre e del 12 dicembre, cercherò di illustrare le
      attuali conoscenze in merito alla biologia dell’invecchiamento, le ultime conquiste della ricerca scientifica e
      le numerose sfide ancora aperte, soffermandomi su quelle che, al momento, appaiono le più validate
      indicazioni che è possibile trarne ai fini del conseguimento di un “healthy aging”.
      Durante il primo incontro verranno trattate le correnti interpretazioni sul significato evoluzionistico del
      fenomeno che pone un limite alla durata di vita delle varie specie e saranno inquadrati i processi
      biochimici fondamentali che ne sono alla base e che gli scienziati definiscono come gli “hallmarks”
      dell’aging.
      I primi due hallmarks sono rappresentati dalle alterazioni che l’età induce nel genoma e dal progressivo
      deterioramento del pattern epigenetico; a quest’ultimo processo oggi si assegna un ruolo di primissimo
      rilievo, sottolineato dal fatto che sulla sua misurazione si basa il più consolidato biomarker dell’aging.
      Proprio manipolando l’orologio epigenetico è stato ultimamente ottenuto un prodigioso ringiovanimento
      negli animali di laboratorio.
      L’appuntamento dell’11 novembre avrà come argomento i principali meccanismi dei danni che, col tempo,
      si accumulano a livello delle cellule, dei tessuti e degli organi: lo stress ossidativo, le alterazioni della
      proteostasi, la senescenza replicativa, l’esaurimento dei pool di stem cells tessutali, la perdita di efficienza
      dei sistemi di comunicazione intercellulare. Contro ognuna di queste cause lesive la ricerca scientifica sta
      approntando forme difesa basate, di volta in volta, su interventi nutrizionali, farmacologici e di bio-
      ingegneria, molti dei quali, purtroppo, ancora a livello sperimentale.
      Infine, durante il collegamento on line del 12 dicembre, si parlerà del rapporto biunivoco intercorrente tra
      l’invecchiamento e le risposte infiammatorie, le quali acquisiscono, nell’età avanzata, caratteristiche
      peculiari, per modalità ed intensità, in conseguenza di vari fattori, tra cui le alterazioni nella composizione
      del microbiota intestinale.
      Verrà poi sottolineata l’importanza, confermata dalle più recenti ricerche, dell’adozione di un corretto stile
      di vita, per quanto riguarda sia l’attività fisica sia i comportamenti alimentari, che devono evitare lo
      sviluppo dell’obesità, in particolar modo di quella viscerale, e devono essere in grado si sollecitare in modo
      positivo, i sensori nutrizionali predisposti al controllo dei dispositivi di protezione cellulare, quali ad
      esempio, l’autofagia.
      Per finire, si farà cenno alle risposte innescate dalla restrizione calorica ed alle sostanze farmacologiche che
      ne possono riprodurre o amplificare i benefici.

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