BLEFAROLIFTING DINAMICO NANO ABLATIVO

Per effettuare in modo corretto il blefarolifting nano ablativo è necessario considerare il tipo di tessuto su cui intervenire per scegliere i manipoli idonei al tipo di cute da trattare, applicarvi il puntale appropriato, stabilire le linee di accorciamento e lo spessore che dovremo far assumere al tessuto.
Allo scopo di evitare di cedere energia al sottocutaneo, che gonfiandosi subito ci impedirebbe di armonizzare lo sguardo del paziente, utilizzeremo degli spot con energia bilanciata ottenuti con i manipoli e i puntali idonei al tipo di cute su cui interverremo.
Si ipotizzeranno dei vettori di trazione con caratteristiche diverse (spessore e larghezza dell'area da trattare).
Si tratteranno prima le aree di eccesso cheratosiche cercando di armonizzare il più possibile lo sguardo rendendo il solco palpebrale superiore parallelo all'orbita superiore a alla rima palpebrale (dove sono presenti le ciglia).

Essendo i tessuti palpebrali molto delicati, per evitare edemi eccessivi, è consigliabile trattare la palpebra in più sedute e comunque dopo aver fatto un test su una piccola area per verificare sia la sensibilità della parte sia la capacità del paziente di eseguire alla lettera quanto consigliato per il post trattamento.
Normalmente si effettuano una o due sedute, fino a quattro sedute nei casi gravi; in molti casi (paziente collaborante e palpebra appena sensibile) può bastare una sola applicazione.
La tecnica prevede che si possano usare diversi manipoli generatori di plasma, che sono in grado di ottenere, senza toccare la cute, uno “Spot” di micro plasma convogliato adeguato a ogni distretto cutaneo anche se della stessa area anatomica.
Grazie alla disposizione dei piccolissimi spot di sublimazione e a quanto sono distanziati tra otterremo i risultati più idonei alla tipologia di intervento.
Ciascuno di questi spot, sublima i corneociti superficiali senza coinvolgere la lamina basale e senza causare sanguinamento ma, principalmente, senza causare alcun danno necrotico ai tessuti circostanti e sottostanti.
Sono questi microscopici punti che disposti in un certo modo fanno riassumere alla cute palpebrale il corretto spessore riducendone gli esuberi.
Per il blefarolifting la tecnica utilizzata prevede la disposizione degli spot a 3 o a 5 punti, in grado di sublimare l’eccedenza cutanea, determinando un effetto di trazione dei piani cutanei palpebrali e quindi di lifting. Gli spot sono eseguiti orizzontalmente a livello della plica palpebrale e poi lungo le linee di trazione verticalmente la palpebra e tangenzialmente le linee cutanee di Langer, al fine di determinare una maggiore trazione della cute palpebrale.
Appena terminata la seduta si apprezza la perfetta plasticità del movimento palpebrale.

Protocollo terapeutico: visita di controllo

La parte finale è rappresentata dalla visita di controllo. Come per tutti gli interventi di Blefarolifting nano ablativi, non si hanno cicatrici o asimmetrie, ma si potrebbe sviluppare un colorito rosato della parte trattata, visibile al controllo effettuato 28 giorni dopo, che si normalizza nei giorni successivi.
Se la parte da trattare è particolarmente estesa si potrebbe sviluppare inoltre un edema che comparirà il giorno dopo e che potrebbe durare circa due giorni.
L’eventuale edema post trattamento, è facilmente gestibile effettuando sedute meno impegnative e può essere ridotto o evitato, applicando subito dopo la seduta una pasta glucidica che si prepara sciogliendo un cucchiaio di zucchero a velo con un cucchiaino di acqua eventualmente aggiungendo tre o quattro gocce di collirio al benzalconio e nafazolina.
In alternativa si può prescrivere al paziente prodotti a base di arnica compositum in compresse, da assumere da un giorno prima, fino a 5 giorni dopo il trattamento e gel antiedemigeni, con funzioni lenitive a riparatrici, da applicare sulla parte trattata (Es Actival gel).
Come per tutti gli interventi di chirurgia nano ablativa effettuati sulle palpebre o vicino agli occhi, i pazienti dovremo osservare le seguenti precauzioni:
Non applicare alcun tipo di medicazione, tranne l'utilizzo di un collirio a base di benzalconio al solo scopo di disinfettare la parte visto che non si ha sanguinamento.
Il paziente dovrà lavarsi come sempre, asciugare la parte tamponando con un fazzoletto di cotone, avendo l'accortezza di non strofinare.
Applicare alcune gocce di collirio al benzalconio, non nell’occhio ma sulla parte trattata.
La crosta non deve assolutamente essere asportata; cadrà da sola dopo 7-20 gg altrimenti si rischiano avvallamenti e irregolarità della cute.
La parte trattata deve essere protetta immediatamente dopo il trattamento dalle radiazioni ultraviolette sia all'aperto sia in casa (Sole, Monitor del computer, Lampade al Neon e Fluorescenti, rivelatori di banconote false, Lampade di Wood in discoteca, Sorgenti di luce a LED, Catalizzatori UVB per ricostruzione unghie, Catalizzatori UVB per odontoiatria)
Il fondotinta fluido deve essere applicato sia quando è presente il carbone da sublimazione, impropriamente chiamato “crosta” sia in seguito, per evitare la formazione di discromie (macchie scure della pelle o aree di colore diverso da quello della pelle circostante.) fino anche a tre mesi nei casi di pelle sensibile.
Infatti l'uso del fondotinta, mai di protezione solare (evita solo l’eritema, non le macchie), deve essere continuato finché perdura la colorazione rosa che in soggetti predisposti, potrà durare a lungo.
La palpebra non deve essere coperta con cerotti, per la possibilità di macerazioni, distacco prematuro della crosta con possibili danni da cicatrizzazione errata, sensibilizzazioni, infezioni.

CONCLUSIONI

Sono state rilevate variazioni significative dei risultati ottenuti in base all'età di insorgenza della lassità cutanea e alla quantità di tessuto da trattare.
I risultati hanno messo in evidenza che quantità limitate di tessuto da correggere rispondono in una sola seduta e in certi casi la soddisfazione del paziente è già notevole avendo effettato il solo test con 5 punti.
Nel caso di ptosi palpebrale e nei casi di abitudine nello stropicciamento palpebrale abbiamo osservato una riduzione della durata dei risultati ottenuti nei mesi successivi a causa delle sollecitazioni meccaniche dovute allo strofinio della parte.
In tutti gli altri casi, la maggioranza, i risultati si sono mantenuti per almeno tre anni senza necessità di ritocchi.
Le differenze di genere non sono state rilevate in quanto il successo della tecnica utilizzata è stata superiore al 90% in entrambe i sessi.
Alcune situazioni comportamentali hanno fatto rilevare che la maggior incidenza di recidive era dovuta all’utilizzo di struccanti e all’applicazione di cosmetici per il contorno occhi non idrosolubili.